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Cilento a confronto

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Cilento a confronto
BENESSERE E TRANQUILLITA’ SOCIALE

Quando si parla di benessere bisogna fare un grossa distinzione tra il benessere morale e quello materiale. Penso che sia inutile spiegare la differenza proprio perché nota già alla totalità dei miei lettori. Quello che voglio dimostrare in questo scritto è che non sempre il benessere materiale corrisponde a quello morale e viceversa. Certamente qualcuno potrà affermare che è una considerazione personale, un poco azzardata ed infine non motivata. Nel mio articolo “Antichi valori cilentani” mettevo in risalto gli antichi valori della civiltà contadina del Cilento. Quando le condizioni di vita del territorio erano precarie e talvolta difficili. Ma la famiglia, allora, non era ancora sfaldata e gli antichi valori tramandati dai padri erano ancora mantenuti. Nella stessa casa di campagna, affermavo, sovente vivevano tre o anche quattro generazioni ed il vecchio veniva considerato come il saggio ed il consigliere. Naturalmente i moti cilentani non portarono benessere, unitamente alle nuove idee, ma servirono per migliorare la qualità della vita degli abitanti. I ricchi signorotti ed i baroni facevano il bello ed il cattivo tempo ed approfittavano dei lavoratori dei campi. “La nuova Rivolta del Cilento”, scritta alcuni anni fa con l’amico Antonio Infante, nel mentre egli rappresentava la parte storica vera e propria, lo scrivente si limitava solamente alla parte sociale. La nuova rivolta del Cilento continua per mantenere i diritti acquisiti e nello stesso tempo per gestire meglio i nuovi diritti. La solidarietà, le pari opportunità, l’equa ripartizione del reddito pubblico, i diritti ed i doveri sanciti dalla Costituzione Repubblicana, l’allargamento degli orizzonti culturali e sociali, come il contatto diretto con popolazioni di altri continenti e di altre religioni, e quindi la tolleranza verso i diversi: per lingua, per colore della pelle ,per credo religioso, per scelte sessuali che non ostacolino la libertà altrui, per scelte politiche democratiche, per convinzioni sportive, per libertà di pensiero. Tutto questo visto in un progetto più ampio della tranquillità sociale. Col benessere si sono affacciate alla finestra della storia contemporanea ed attuale nuove problematiche le quali, pur avendo dei meriti, hanno apportato anche molti demeriti. La nuova delinquenza, sovente tecnologicamente meglio organizzata delle forze preposte all’ordine, la troppa libertà di offendere, il gossip, il cattivo uso dei mass media, la camorra, il bullismo, la droga, i morti del sabato sera, lo stupro, la violenza carnale, l’intolleranza razziale e religiosa, atti di autolesionismo e lesionismo (suicidio ed omicidio), programmi televisivi atti solo a fare “audience” con scene e personaggi certamente non educativi e chi più ne ha più ne metta. Non vorrei cadere nella lungaggine per cui passerò a citare alcuni esempi a livello mondiale. La conquista dell’America latina, il feroce Cortez e la convinzione (cattolica) che gli Indios non avevano un’anima e quindi dovevano essere considerati come le bestie. Lo sterminio di masse di indios abitatori tranquilli della foresta dell’Amazzonia, in parte distrutti da un lancio aereo di zucchero avvelenato, per toglierli di mezzo, distruggere la foresta, vero cuore verde del mondo e procedere alla speculazione edilizia e ad investimenti immobiliari non sempre leciti, con un disastro ecologico per la distruzione indiscriminata del verde. Nell’America del nord la distruzione dei bisonti, unica fonte di sostentamento per gli indiani, che in tale maniera venivano privati non solo della carne, ma anche delle pelli che servivano per costruire le loro caratteristiche coniche capanne. Passando alla storia recente, un esempio lampante lo possiamo rinvenire tra gli Esquimesi. Abituati a vivere a temperature bassissime nei loro igloo, a cibarsi di caccia e di pesca in condizioni estreme lottando contro una natura certamente non favorevole, ad un certo punto si sono ritrovati catapultati in grosse strutture a mangiare hamburger e patatine ed a tracannare birra e superalcolici. Il passo verso la droga è stato brevissimo. Una giornata intera passata davanti alle slot machine in locali caldi, notturni e diurni, di fronte ad un sesso prezzolato e corrotto, ha modificato radicalmente il modo di vivere di queste popolazioni destinate a scomparire dalla faccia della terra. I più fortunati, ed anche i più forti di carattere, hanno la possibilità di inserirsi nel mondo cosiddetto civile, trovando magari un impiego certamente a loro consono. Il benessere, insomma, non ha certamente giovato a queste popolazioni danneggiando gravemente la loro tranquillità sociale fatta si, di lotta per la sopravvivenza, ma una lotta impregnata di morale, di fiducia, di spirito di fratellanza, di competizione leale, di solidarietà, anche se primordiale. Ma passiamo ora alla geografia del vicino: il nostro beneamato Cilento. Negli ultimi tempi gli scossoni non sono stati notevoli né pertanto negativi ( nella maggior parte dei casi, naturalmente). Qualche piccola scaramuccia interrazziale è stata risolta nel migliore dei modi proprio perché gli immigrati nel nostro territorio, avendo trovato terreno fertile, dovuto anche ad una tranquillità sociale non certamente latitante, si sono integrati facilmente. Mi risulta inoltre, per conoscenza diretta, che alcuni spacciatori, di origine nordafricana, sono stati allontanati dal territorio cilentano, addirittura con minaccia, da loro connazionali, proprio per una forma di riconoscenza verso chi aveva dato loro umana ospitalità, per salvaguardare il proprio posto di lavoro, onesto, per non essere tacciati di cattiva condotta di vita solo per l’esempio di pochi lestofanti che certamente non avevano voglia di lavorare. Facendo volontariato al CSP di Agropoli, ho conosciuto molte signore dell’Europa dell’Est, venute nel Cilento per cercare un posto come badante, assistenza agli anziani ed ai diversamente abili. Molte di queste donne erano laureate, ma al loro paese lo stipendio era talmente misero da costringerle ad abbandonare le proprie radici per emigrare e cercare un lavoro, anche umile, ma dignitoso per poter accumulare a fine mese una sommetta da spedire ai cari. Magari ai figli che studiavano ancora, ai genitori che stentavano a vivere. Certamente tra gli immigrati nella nostra nazione non mancano quelli che delinquono. Ma ad Agropoli e nel Cilento tutto la percentuale è molto bassa. Significa che essi hanno trovato un ambiente favorevole, una tranquillità sociale che permette loro di operare bene per il benessere loro ed anche nostro. Un benessere conquistato col sudore della fronte. Pulito. Condito col sale della fratellanza e del rispetto. E se qualche volta ci scappa anche un matrimonio, penso sia un buon segno. Di integrazione, di amore, di rispetto, di attuazione di principi cristiani. E giacché stiamo parlando di gente umile e semplice, voglio arrivare alla conclusione dello scritto. Il benessere di un popolo non si deve identificare a forza con la ricchezza materiale, con il grosso gruzzolo in banca, coi vestiti alla moda, magari firmati, con l’auto di grossa cilindrata, con la villa a più piani, con la casa al mare e quella in montagna, con la crociera per miliardari magari intercontinentale. Il benessere di un popolo si deve quantificare dalla solidarietà verso gli altri, dalla capacità di ascoltare ed essere ascoltati, dalla forza di amare senza distinzione di razza, lingua, provenienza, reddito, credo politico o religioso. Le pari opportunità sono alla base della tranquillità sociale. La tolleranza è alla base della vita cristiana. Non più schiavi né padroni, non più sfruttati o parassiti, ma ricchezza onesta che rispetti i canoni del vivere civile. Ricordo ancora la fine degli anni ’60, quando giunsi a Torino e cercavo casa, trovavo i cartelli “non si fitta ai meridionali”. Un nodo alla gola mi prendeva e mi teneva triste per giorni, fino a quando non trovai un’anima buona...come tante. Come quelle che vivono nel Cilento, che hanno vissuto il dramma dell’emigrazione e che ora porgono la mano a quelli che vengono da fuori. Mai più baroni, mai più sfruttatori, mai più caporali. Il lavoro e un dovere ma è anche un diritto. Pari opportunità e tranquillità sociale viaggiano su due binari paralleli come quelli della linea ferroviaria.

Catello Nastro

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